LE ORIGINE
San Biagio è la frazione di Nord-Est del territorio del Comune di Osimo, il quale è parte della Provincia di Ancona (città capoluogo della regione Marche). La frazione si sviluppata principalmente lungo la valle Settempedana e confina con la frazione Aspio (del Comune di Ancona) a Nord, con il Comune di Offagna ad Ovest, con la frazione Santo Stefano a Sud-Ovest, con Osimo città a Sud, con la frazione Osimo Stazione a Sud Est e con il Comune di Camerano ad Est.
La maggior parte di questo territorio è ad uso agricolo e nonostante lo sviluppo abitativo degli ultimi anni, la disposizione edilizia è ancora quella di un tipico centro rurale.
Il nucleo centrale della Frazione è rappresentato dalla Chiesa Parrocchiale, dedicata a San Biagio Martire; sita a destra della Via d’Ancona, ed è una costruzione dei 1700, sorta sul luogo di un’altra, che si presume fosse almeno del secolo XIII.
In base a quanto ci insegna la storia, la vita delle popolazioni delle frazioni si identifica per lo più con la vita della Chiesa, per questo motivo, per avere un profilo storico più oggettivo della frazione San Biagio, dobbiamo ricercare le origini della stessa Chiesa e le sue successive trasformazioni.
LA PARROCCHIA
La Chiesa Parrocchiale è fuori dubbio di origine molto antica, ma la lontananza dei tempi, la negligenza dei primi parroci, il deperimento o la rapina delle scritture archiviali impediscono, nonostante le ricerche finora effettuate, di stabilire la data esatta di erezione.
La mancanza completa di documenti, che certifichino la prima parte della vita di tale Chiesa, comporta anche l’impossibilità di provare la validità di una diceria popolare che parla di una prima chiesetta eretta non nell’attuale ubicazione, ma nel versante opposto della Valle Settempedana, cioè in Via Fosso, ove ora sorge un’Edicola votiva dedicata alla Madonna. Tale tesi purtroppo non è convalidata da nessun riscontro oggettivo, per cui va presa e valutata con le dovute riserve.
Documenti certi, circa l’esistenza della chiesa di San Biagio si hanno invece nelle ” Memorie Istorico – Critiche ” di Mons. P. Compagnoni (Vescovo di Osimo dal 1740 al 1774). In queste memorie si leggono i resoconti di due Visite pastorali fatte nella Chiesa parrocchiale.
La prima di queste avvenne quando era Vescovo di Osimo Mons. Bernardino De Cuppis; il Papa Pio V mandò nella diocesi osimana come visitatore apostolico il Vescovo di Chiusi, Mons. Pacini, con il compito di indagare su gravissimi inconvenienti ivi verificatisi.
La predetta visita pastorale avvenne nell’anno 1573, quando era parroco di San Biagio un certo Piergiovanni di Castelplanio da Jesi, definito dai resoconti dell’ispezione assolutamente incapace dì reggere la parrocchia perchè sembrava non conoscesse neppure i dieci comandamenti e le formule dei Sacramenti.
La seconda visita alla chiesa avvenne il 22 Agosto 1592 e fu compiuta dal Cardinale Antonio Maria Gallo. In tale circostanza il Cardinale si meravigliò che non ci fosse nella chiesa il Fonte Battesimale, per cui provvide a sue spese a colmare la grave lacuna.
Nell’archivio vescovile inoltre sono stati ritrovati documenti, che certificano come alcuni Vescovi di Osimo fecero delle beneficenze per effettuare alcuni restauri alla Chiesa di San Biagio; fra questi si ricordano:
– il Card. A. M. Gallo (1596 -1620).che verso’ 10 scudi;
– il Card. A. Galamini (1620 – 4636) che verso’ 80 scudi;
– il Card. G. Verospi (1642 – 1652) del quale, secondo la testimonianza diretta di Mons. Carlo Grillantini, fu ritrovato, attorno gli anni ’30, uno stemma in legno nella sacrestia della Chiesa. Questo particolare puo’ far nascere l’ipotesi che detto Cardinale abbia fatto eseguire opere di restauro;
– il Cardinale A. Bichi (1656 – 1691) che verso’ 25 scudi;
– il Cardinale 0. Pallavicini (1691 – 1700) che fece restaurare a sue spese la chiesa.
In aggiunta a queste notizie sappiamo che e’ stato ritrovato un organo del secolo XVI appartenente alla chiesa di San Biagio; esso ben restaurato e funzionante e’ oggi custodito nel Museo Diocesano di Osimo.
Questi pochi documenti se analizzati attentamente possono portare a delle conclusioni:
1) il probabile periodo di erezione della chiesa nell’ubicazione attuale, dovrebbe risalire al XIII secolo;
2) La chiesa intorno ai primi anni del ‘700 e’ stata riedificata ed ampliata.
Questo fatto e’ anche confermato dallo stile architettonico, nettamente settecentesco, che la costruzione manifesta.
LA VILLA DI MONTEGALLO
Un altro nucleo importante della frazione San Biagio attorno al quale si sono svolti alcuni dei momenti più significativi della vita sociale e religiosa della comunità è stato quello della Villa di Montegallo, da cui prende il nome una buona parte del territorio della frazione.
La Villa, di grande valore architettonico, situata lungo la strada che porta ad Offagna, è sicuramente una delle più rinomate del territorio provinciale di Ancona.
Da circa trent’anni è proprietà del Conti Bonaccorsi di Macerata, dopo essere appartenuta ai Conti Soderini e ancor prima ai Carafa D’Adria.
Fin dall’inizio del XIII secolo sul luogo della Villa sorgeva una casa, appartenuta anche al bellicoso Capitano di ventura Boccollno di Guzzone, che partecipò alla famosa “Battaglia del porco.”
Attraverso varie vicende, l’edificio passò poi in proprietà agli Armellini di Perugia, ai Bentivoglio di Gubbio e ai Franciolini di Jesi, finchè nel 1592 fu venduta al Cardinale Antonio Maria Gallo, che diede il nome alla Villa, elevata poi a Contea nel 1759 da Papa Clemente XIII.
I discendenti del Cardinale, già a partire dal 1750, diedero, inizio ad ampi lavori di restauro e abbellimento che si intensificarono tra il 1784 e il 1789.
Tali trasformazioni, consistenti nell’aggiunta di quattro ali avanzate a forma leggermente concava e perfettamente uguali, permisero, sul fronte della dimora, lo snodarsi di una ricca scalinata, prospiciente una graziosa aiuola circolare, mentre sul retro, la costruzione di una ampia terrazza con loggiato sottostante, che si affaccia su un giardino all’italiana.
A ricordo del completamento del detti lavori, venne posta sul frontone della Villa una lapide con questa scritta: “Comes Bernardinus Gallus A.D. MDCCXCII” cioè: “il conte Bernardino Gallo nell’anno del Signore 1792.”
Lo stile architettonico è di gusto barocco e qualcuno ha avanzato l’ipotesi che si tratti di una prova effettuata da allievi del celebre Vanvitelli.
EVENTI STORICI E DI FOLCLORE:
LA BATTAGLIA DEL PORCO
Nella seconda metà del XV secolo, la ruggine esistente tra le città di Osimo e di Ancona per beghe di confine, portò ad un susseguirsi di reciproci dispetti tanto che, l’uccisione di alcuni suini che avevano sconfinato, divenne pretesto per ostilità belliche che culminarono in una vera e propria battaglia.
Agli inizi del giugno 1476 Ancona, aiutata da Ascoli e Camerino, armò quattromila uomini che, guidati da Astorgio Scoffivoli, invasero è depredarono Montegallo. A questo attacco gli osimani risposero il 27 giugno 1476 con un esercito di ottocento uomini, guidati da Boccolino Guzzone, che in quel tempo abitava a Montegallo. La battaglia avvenne nel territorio tra San Biagio e Santo Stefano (lungo il fosso San Valentino) e si concluse con la vittoria degli osimani.
LA FESTA DI SAN BIAGIO
Il 3 febbraio di ogni anno, è la commemorazione di San Biagio Martire. Fino a non molto tempo fà in occasione di questa ricorrenza veniva celebrata una festa che richiamava moltissima gente da tutto il territorio comunale ed oltre.
Tra le varie manifestazioni vi era anche l’antichissimo gioco del tiro al gallo. Il giorno della Candelora (2 febbraio) iniziavano i festeggiamenti: tutti potevano portare polli e metterli al bersaglio e, dopo il pagamento di una lira a colpo, chiunque poteva partecipare alla gara. All’inizio questo gioco veniva fatto con l’arco e la freccia; poi, in tempi più recenti con le armi da fuoco. I tiri venivano effettuati nel terreni scoscesi addiacenti la Chiesa parrocchiale.
Nel frattempo, tantissima gente arrivava a San Biagio per prendere parte ai balli, fatti sull’aia delle case coloniche circostanti e nella piazzetta prospicente la chiesa, dove funzionavano anche improvvisati stands gastronomici e dove venivano portate numerose botti di vino su carri trainati da buoi.
Verso sera usciva la processione per la benedizione è tutto cessava per riprendere il giorno successivo.
A causa di un paio di incidenti il tradizionale tiro al gallo ebbe termine. La Prefettura di Ancona emanò un decreto al riguardo, di cui abbiamo notizia nel giornale locale “La Sentinella” n. 5 del 10 febbralo 1883: Con savio provvedimento l’autorità locale di pubblica sicurezza dietro ordine superiore ha proibito il tiro al gallo nel nostro territorio.
Il prof. Elmo Cappannari, illustre concittadino osimano, ha descritto in un racconto dialettale lo svolgimento della festa, sottolineando in modo particolare lo spirito vivace con cui la numerosissima popolazione partecipava.
Negli anni successivi la seconda guerra mondiale, la festa andò perdendo la sua importanza fino al punto di non essere più celebrata, se non nella parte religiosa.
Estratti dal libro di Fausto Marincioni